Il Servizio è aggregato alla U.O. di Cardiologia e prevede l’esecuzione di Coronarografia,
Ventricolografia, Angiografia diagnostica (procedure che consentono la visualizzazione delle
arterie attraverso l’opacizzazione dei vasi arteriosi mediante mezzo di contrasto), e – quale
procedura interventistica – l’Angioplastica coronarica e arteriosa (consiste nel dilatare i
restringimenti delle arterie coronarie o di altri segmenti arteriosi mediante cateteri a
palloncino).
Il Servizio diagnostico è attivo dal 2000 e nel 2002 sono state attivate le procedure
interventistiche.
A partire dal 18 aprile 2005 il Servizio è stato inserito nella rete territoriale dell’emergenza
cardiologica per la cardiopatia ischemica (Protocollo di intesa con Regione Puglia,
Assessorato Sanità, ARES, ASL TA/1, Servizio 118).
Tale Servizio prevede pertanto la pronta disponibilità 24 ore su 24 e per tutto l’anno di
personale medico, infermieristico e tecnico per l’esecuzione di angioplastiche primarie in caso
di infarto del miocardio, e sindrome coronarica acuta nonché la disponibilità dello Stand-by
Cardiochirurgico continuo.
Dal febbraio 2007 è operativa una seconda sala di Emodinamica.
Gli interventi eseguiti sono i seguenti
Cardiologia interventistica coronarica
. Coronarografie
.Angioplastica coronarica
. Angioplastica Primaria ( servizio 24h su 24 7 gg / 7)
.Angioplastia coronarica complessa: aterectomia rotazionale
Diagnostica intracoranarica:
. Fractional Flow Reserve o Pressure Wire
.Intravascular Ultrasound (IVUS)
. Optic Choerence Thomography
Interventistica Endovascolare
. Angiografia dei TSA e dei vasi periferici
. Angioplastica dei TSA
. Angioplastica Carotidea
. Angioplastica degli arti inferiori e delle arterie RENALI
Cardiologia interventistica strutturale
. TAVI
. Chiusura PFO/DIA, Dotto di Botallo
Coronarografia: si tratta dell’angiografia delle arterie coronarie e viene effettuata tramite utilizzo di
appositi cateteri che vengono inseriti, attraverso diverse vie di accesso, tra le quali le più comuni
sono l'arteria femorale e le arterie radiali. L'accesso arterioso radiale consente peraltro di effettuare
la coronarografia in regime di “Day Hospital” ovvero senza necessità per il paziente di trascorrere
la notte in ospedale. Una volta inseriti, tali cateteri vengono fatti risalire nell'aorta fino a
raggiungere il cuore. Per acquisire le immagini delle arterie coronarie viene utilizzato un liquido
chiamato mezzo di contrasto che “opacizza” il lume delle arterie. Le immagini vengono acquisite
da un macchinario che emette una debole radiazione e lo stesso macchinario è in grado di
registrare le immagini.
L'angioplastica coronarica e lo stent: si tratta del più comune trattamento attualmente utilizzato
per curare l'aterosclerosi coronarica. È una metodica che ha già compiuto 30 anni. Si avvale
dell'utilizzo di molteplici strumenti appositamente ideati e realizzati e può essere effettuata subito
dopo la coronarografia, utilizzando la stessa via di accesso arterioso. Solitamente, in assenza di
eventuali complicanze, il paziente sottoposto ad angioplastica coronarica può essere dimesso il
giorno successivo alla procedura. Lo stent coronarico (“bare metal stent” o “drug eluting stent”) è
un dispositivo che viene utilizzato di solito dopo la dilatazione dell'arteria coronarica con il
palloncino. Non è suscettibile di fenomeni di rigetto in quanto costruito con materiali biocompatibili.
Lo scopo dello stent è quello di ridurre la possibilità che la coronaria si ostruisca di nuovo dopo la
angioplastica semplice.
“Fractional Flow Reserve” o “Pressure Wire”: si tratta di una metodica accessoria alla
angioplastica/stent coronarico che, attraverso l'utilizzo di appositi sensori in grado di calcolare la
pressione sanguigna all'interno delle arterie coronariche, supporta l'operatore nella selezione delle
stenosi coronariche che risultano di dubbia interpretazione sulla sola base della coronarografia.
“Intravascular Ultrasound” o “IVUS”: si tratta di una metodica che utilizza ultrasuoni e consente
di visualizzare le arterie coronariche dall'interno. Ha lo scopo di fornire indicazioni anatomiche
accurate all'operatore e come tale è una metodica accessoria della angioplastica/stent.
Angioplastica carotidea: si tratta del trattamento percutaneo, attraverso l'arteria femorale, della
aterosclerosi delle arterie carotidi. Ha lo scopo di ridurre il rischio di ictus cerebri. Si avvale di
strumenti e dispositivi appositi ed è una metodica largamente utilizzata con ottimi risultati.
Aterectomia rotazionale (Rotablator): si tratta di una metodica accessoria alla angioplastica
coronarica che trova indicazione in quei pazienti che presentano aterosclerosi coronarica
severamente calcifica.
Valvuloplastica aortica/mitralica: si tratta di un intervento finalizzato al trattamento di una
condizione di stenosi valvolare (aortica o mitralica) grave. Viene effettuata per via percutanea,
attraverso l'arteria femorale (valvuloplastica aortica) o vena femorale (valvuloplasitca mitralica).
Tale procedura è prevista per particolari indicazioni, in pazienti non idonei alla chirurgia
tradizionale.
CoreValve: si tratta di una protesi valvolare aortica che viene impiantata, per via percutanea
attraverso la arteria femorale o la arteria succlavia, in pazienti che sono affetti da stenosi valvolare
aortica severa ma che non possono essere sottoposti ad intervento chirurgico perchè ad alto
rischio.
Angioplastica delle arterie degli arti inferiori: Si tratta di una metodica percutanea, che utilizza
come accesso arterioso le arterie femorali, per il trattamento della aterosclerosi delle arterie degli
arti inferiori. Utilizza dispositivi appositi ed è molto efficace nel curare i problemi quali il dolore ai
muscoli delle gambe durante la deambulazione, la distrofia cutanea, ulcere malleolari e del piede.
Angioplastica/stent delle arterie renali: si tratta di una metodica per il trattamento della
aterosclerosi delle arterie renali, nell'ambito della terapia della ipertensione nefrovascolare. Si
effettua attraverso le arterie femorali mediante dispositivi.
Chiusura di PFO/DIA, Dotto di Botallo: si tratta di una procedura percutanea che attraverso le
vene femorali e tramite l'utilizzo di strumenti appositi ha lo scopo di sigillare la comunicazione anomala tra i due atri e di ridurre il rischio di incidenti cerebrovascolari